Alatri, la città dei ciclopi

“Io ti saluto paese delizioso, caro ritrovo d’ogni forestiero; chi vien da te sta bene per davvero e la salute può riacquistar”

Alatri illuminata dalla luce del tramonto con alle spalle Monte Monna

La città di cui il gruppo folkloristico “Aria Di Casa Nostra” è rappresentativo è Alatri, situata nel cuore della Ciociaria a circa 500 metri dal livello del mare. Alatri è chiusa a Nord dai Monti Ernici, a Est dai Monti Maggiori e si apre, a Sud, verso la Valle Del Sacco e Del Liri.
Il territorio presenta una grande varietà di paesaggi, estendendosi per circa 100 km dai confini del Parco Nazionale d’Abruzzo alla Via Maria e Casilina. Peculiare è l’abbondanza di acqua, di zone coltivabili e di pascoli, che hanno reso la città, insieme al suo patrimonio storico, una delle più importanti della Ciociaria.
Il toponimo Alatri viene dal latino Aletrium, nome che fu attribuito alla città fin dal tempo degli ernici. La fondazione della città, come quella della sua cinta muraria, è avvolta nel mito e nell’incertezza. Alatri pare essere una delle città fondate dal dio Saturno. 

Ma al di là della leggenda, si hanno reperti archeologici nei luoghi in cui oggi sorge la città che risalgono all’età del bronzo. L’assetto della città è dovuto alla costruzione dell’acropoli e della cinta muraria che la rendono celebre.

L’acropoli,

chiamata comunemente Civita, ha una forma trapezoidale ed è formata da grandi blocchi realizzati dal taglio della collina calcarea. I suddetti blocchi sono incastrati tra loro senza l’uso di alcun collante o cemento. Proprio per questa caratteristica le mura sono chiamate “ciclopiche”. Secondo il folklore cittadino, le mura vennero costruite da uomini giganti dotati di un solo occhio, gli unici capaci di sollevare massi così imponenti come quelli che formano la cinta. La datazione della fortificazione è stata oggetto di diverse dispute: alcuni studiosi la pongono in pieno periodo repubblicano romano tra il IV e la fine II secolo, ma altri comparandola con le costruzioni in opera megalitica dell’Asia Minore Ittita e della Grecia, la ritengono anteriore al 1000 a.C. Per la fortificazione sono state supposte connessioni di tipo archeo-astronomico, secondo l’ipotesi che il suo perimetro ripercorrerebbe quello disegnato nel cielo dalla costellazione dei Gemelli al solstizio d’estate, ma il particolare perimetro della cinta muraria dell’acropoli è più verosimilmente un adattamento alla naturale conformazione del colle.

Ritroviamo numerosi resti di età romana,

dal ponte romano lungo il fiume Cosa, al portico di Betilenio Varo che costeggia l’Acropoli, fino ad arrivare all’acquedotto.
L’impianto cittadino è però prevalentemente medioevale. Sono numerose le Chiese di età romanica, ne è un esempio la Chiesa di Santa Maria Maggiore, che dà il nome all’omonima piazza. Sulla quest’ultima si affacciano la sede comunale, il palazzo Conti-Gentili, che ospita il Liceo Luigi Pietrobono e la Chiesa degli Scolopi.
Il centro storico è rimasto sostanzialmente immutato. Dal dopoguerra, la città si è estesa oltre la cinta muraria arricchendosi di zone residenziali, zone con strutture di servizio e piccole aree industriali.