La Ciociaria

“Regione” del Lazio meridionale che non ha confini definiti, meno comunemente denominata Cioceria. Corrisponde all’incirca all’attuale provincia di Frosinone. A partire dal “ventennio” lo stesso nome è usato dalla stampa locale, da associazioni promozionali e manifestazioni folcloristiche come insieme delle tradizioni popolari del territorio.

 

Estensione

3.239 kmq

Comuni

91

Abitanti

480.000

Il nome

Deriva da quello delle ciocie, caratteristiche calzature portate un tempo da contadini e pastori. La regione conserva un folclore ricco e vario. Rappresenta un’area dove vivono antiche tradizioni sia enogastronomiche che storico-culturali ed è un territorio ricco di testimonianze storiche, archeologiche e  naturalistiche, in particolare nelle aree montuose dell’Appennino.

“Una terra dai confini così sfumati, non definiti, raccoglie contaminazioni di culture diverse (talvolta profondamente diverse) che si rispecchiano nelle opere lasciate ai posteri. La Ciociaria quindi, appellata in passato come Lazio, Campagna e Marittima o Campagna di Roma (e scenario di scontri fino all’unità d’Italia), diventa un contenitore di usi e costumi dove è la diversità a regalare unicità al territorio e dove le influenze degli Ernici, degli Aurunci, dei Volsci e dei Sanniti prima, dello Stato Pontificio e del Regno di Napoli dopo, le ritrovi in ciascuno dei 91 paesi della Provincia.
A partire dalle mura poligonali di Alatri, Anagni, Arpino, Atina, Ferentino passando per le abbazie di Montecassino, Casamari o (la certosa) di Trisulti (veri e propri templi cristiani e testimoni artistici di fede religiosa) fino ad arrivare alle “più recenti” opere che i romani hanno disseminato in tutto il territorio”.

….“Siamo cresciuti in uno di questi 91 comuni, un ambiente in cui ognuno sa tutto di tutti e le voci dei paesani rimbalzano tra i vicoli stretti, entrano dalle finestre lasciate aperte, si lasciano coccolare dai profumi della cucina, poi raggiungono le botteghe alimentari, corrono tra gli scaffali senza prezzi, e incontrano il banco taglio che ha pure il formaggio dell’amico pastore. E intanto le vecchiette sedute sulle sedie di paglia innanzi ai loro portoni, osservano tutto con occhi attenti e sguardi poco discreti, senza negarti un saluto. Un posto di quelli che non ce ne sono quasi più”.

Il territorio

In tutto il territorio si individuano le principali unità morfologiche: i rilievi appenninici dati dai Monti Ernici che rappresentano il naturale confine con l’Abruzzo ed il Molise. Si tratta di un complesso montuoso caratterizzato da rilievi con vette che superano i 2000 metri di altezza come M. Viglio (2156 m), Pizzo Deta (2041 m), M. Meta (2241 m), Monte Pratelle (2010m), Campo Catino (1980 m), La Monna ( 2003 ) La Rotonaria (2004 ).
A confine con le provincie di Roma e Latina, si elevano i rilievi dei Monti Lepini, Ausoni ed Aurunci. Tre distinti gruppi montuosi che fino a tutto il 1700 erano conosciuti e riuniti sotto un unico nome, i Monti Volsci. Tra le vette più imponenti dei Lepini, Ausoni e gli Aurunci abbiamo: M. Alto (1416 m), M. Caccume (1095 m), M. Calvilli (1116 m) fino al M. Fammera (1184 m)

Suggestive e molto spettacolari sono le forme di erosione carsica, come il Pozzo D’Antullo voragine larga 150 m e profonda 60 m, le Grotte di Collepardo (entrambi a circa 10 Km da Alatri) e le Grotte di Pastena a 40 Km.). Le grandi strutture montuose della provincia sono anche le aree caratterizzate dalla maggiore concentrazione di risorse ambientali e culturali, tali da essere territori protetti: dal versante laziale del Parco Nazionale d’Abruzzo con la Riserva Naturale Regionale del Fibreno, ai Parchi Regionali dei Simbruini e degli Aurunci e alle riserve naturali degli Ernici (tra i quali il lago di Canterno).

“Verde. Non c’è altro colore che potresti associare alla Ciociaria.
… Il verde come cammino, fisico e spirituale, tra i sentieri che conducono alle vette più alte, lì dove ogni cosa cambia prospettiva e tutto diventa incredibilmente più vero, autentico. Il verde Ciociaro.
…Un verde intenso che profuma di pioppi, faggi e querce, con sentori di sottobosco che accompagnano il concerto della natura. Lì, dove i pettirossi convivono con aquile e picchi, falchi pellegrini e civette, orsi e lupi, caprioli e camosci, dando vita ad un ecosistema di equilibri delicati, in cui la mano dell’uomo è quasi trasparente, impercettibile”.