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Gli Statuti comunali, di grande importanza per lo studio topografico dell’abitato, oltre ad essere una ricca fonte di notizie ed indicazioni su palazzi, case e chiese di cui spesso non rimane che il toponimo, sono una testimonianza fondamentale per capire l’organizzazione civile ed amministrativa della città.

Alatri era divisa in due zone: la Civitas Vetus e le Plagae. Con il nome di Civitas Vetus si intendeva genericamente la parte nord-ovest della città, dove si svolgeva l’antico abitato romano, mentre era chiamata Plagae la parte a sud-est dell’acropoli, dove il terreno era più scosceso e friabile.

La zona delle Plagae era costituita da quattro carcìe (quartieri):
S.SIMEONE: compare nei documenti del XIV secolo dell’Archivio di Trisulti, una volta a proposito della vendita di alcuni casaleni, poi per l’acquisto di gelseti posti in questa zona; vi è infine la notizia riguardante un certo Cicco Petrucci, che in cambio di una terra, ricevette dal Monastero di S. Bartolomeo di Trisulti, una casa con ferraginale nella carcìa S. Simeone. Di questa zona rimane il toponimo nell’odierna via S. Simone.
S.ANDREA: la carcìa è nominata in un documento del 1308 a proposito di ferraginalia posti iuxta muros civitatis in carcia S. Andrea.
SPEDINI e S. LUCIA : di queste carcìe non rimane alcun documento.

La zona rappresentava  il quartiere povero della città.
Dalla posizione stessa in cui si trovava, sul lato più scosceso del monte, in forte pendenza, si può facilmente immaginare che nei periodi di pioggia gli stretti vicoli, che si dipartivano dall’asse principale, con un groviglio di scale, si trasformassero in torrentelli di acqua e fango carichi della sporcizia delle zone più alte.
Il tessuto urbano, fitto e compatto si è andato sviluppando lungo l’asse principale, l’odierno corso Garibaldi, ed intorno alle chiese di S. Silvestro, S. Lucia, S. Andrea e S. Simeone, lasciando una larga fascia disabitata lungo le mura urbane dove dovevano esservi orti ed appezzamenti di terreno
(nei documenti si parla di ferraginalia e gelseti).
Nella stessa zona dovevano trovarsi le chiese di S. Simeone e  S. Lucia, dalle quali prendevano il nome le due carcìe omonime. L’ubicazione di queste due chiese è incerta. L’odierna chiesa di S. Lucia, infatti, in una mappa urbana di Alatri del 1819 è indicata con il nome di S. Simeone.
Sempre nella stessa mappa, presso corso Garibaldi, su vicolo della Campana, è segnalato con la lettera “S” un edificio religioso detto chiesa ex parrocchiale di S. Lucia e con la particella “R” è segnalato il cimitero della chiesa stesso.
In un’altra mappa urbana di Alatri del 1875, il tratto di corso Garibaldi adiacente all’edificio siglato “S” compare con il nome di via S. Lucia, mentre la strada che porta alla piazza con l’odierna chiesa di S. Lucia è nominata S. Simeone.
Vi è la certezza quindi che le chiese dovevano essere due, in quanto, oltre alle sigle che troviamo nelle piante, nelle decime degli anni 1328-29 si nomina l’ecclesia S. Lucie e l’ecclesia S. Symeon de Alatro. Data la collocazione dubbia della chiesa di S. Lucia, anche il trivium Sancte Lucie, dove nei giorni di mercato omnes piscarii aut pisciovenduli…possint…pisces portare ad trivium, non è ben identificabile.

Della chiesa di S. Andrea non è rimasto che il nome in una piazzetta in fondo a corso Garibaldi; la chiesa doveva affacciarsi proprio sul trivium Sancti Andree.

Un’altra chiesa, situata quasi nel mezzo delle Piagge, è quella di S. Silvestro. La chiesa conserva ancora una cripta del X-XI sec., epoca a cui si deve far risalire la sua edificazione.
Dalle Piagge si accedeva alle campagna tramite le due porte S. Nicola e Portadini.

Nella zona delle Piagge gli edifici erano prevalentemente di architettura modesta, di una tipologia edilizia molto semplice rimasta immutata per secoli, tanto da rendere problematico il riconoscimento delle strutture medioevali.  Queste case venivano costruite molto rozzamente con blocchetti di calcare irregolari misti a malta e raramente ci si trova di fronte ad edifici sicuramente databili. Due erano le tipologie dominanti: l’edificio ad uno o due piani con profferlo d’entrata ed ambiente sottostante e l’edificio a più piani con due ingressi a livello stradale.
La zona ha subito grossi danni durante la guerra.
Notevoli sono stati i cambiamenti della viabilità originaria.
Lo sventramento di numerose case, a causa della guerra, forma degli spiazzi una vola inesistenti; si notino, inoltre, la demolizione della chiesa di S. Andrea, dove oggi si apre una piazza, e la costruzione di una nuova strada che passa dietro alla chiesa di S. Silvestro. La zona, invece, che mantiene ancora abbastanza intatta la sua antica conformazione è quella presso la porta S. Nicola, dove si trova il vicolo Morutti. Il nome di questo vicolo derivato da “Mura rotte”, deriva da una breccia nelle mura poligonali praticata durante una invasione nemica nelle vicinanze del vicolo.

Notizie tratte da:
ELISABETTA DE MINICIS, Alatri in Lazio Medievale, ricerca topografica su 33 abitanti delle antiche diocesi di Alatri, Anagni, Ferentino, Veroli, Roma 1979, pp. 1-23.