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In questo secondo appuntamento  per suscitare curiosità, e forse,  interesse,  tratto dal libro “Alatri ed il suo vernacolo” di Padre Igino da Alatri, edizione pubblicata il 06/09/1986 per i tipi delle Arti Grafiche Tofani dalla Soc. Cooperativa Cultura e Territorio – Archeoclub, ecco alcuni termini del nostro dialetto che derivano dal latino:

 

Abballe = ad vallem = giù
Addòrmo (‘m) = addormio = addormentarsi –
Addutto, araddutto = adductus = diventato (es Accome te si raddutto!)
Aécco = heic = qui
Aésci= istic = costi
Affucià = ad fauces (manicarum) = risvoltar le maniche
Alà = alare = emetter fiato
All’addónca = ad unguem = alla fine
Allòco = ad locum = là
Ammónte = ad montem = su
Aósia = audio = ascolto
Appédi = ad pedem = a piedi
Appettecà = ad pectum = arrampicarsi
Appilà = appilo = otturare
Appò = appono = vincere
Appòggi = ad podium = appoggio
Appugli = ad pullos = al nido
Appuntà = ad punctum = fermarsi, far punto
Ara = area = aia
Arbiri = arborem = albero
Arciòla = ureculum = brocca
A sinno = ad sígnum = ubbidiente
Assógno = axungia = sugno
A tamménte = dat mentem = contempla
Awé = ah, vae! = olà!
Cérwo = acerbus = immaturo
Cèse = caesae = bosco tagliato
Cétto = cito = presto (es. addumane cétto)
Chélla = quae illa = quella
Chénch’è = quamquam est = qualunque cosa sia
Chéssa = quae ista = questa
Chigli = qui ipsi = quelli
Chiówo = clavus =chiodo
Chisso = qui ipsa = codesto
Chisto = qui iste = questi
Cici = cicer = cece i
Crà = cras = domani
Créddo = credo = momento
Cróglia = corolla = corona di stoffa da porsi in capo per tenere dei pesi
Cuna = cunae = culla
Cutricchia = cutricula = conchiglia
Déneglibbera = Deus ne liberet = Dio ce ne liberi
Fèce = fecem = feccia
Finimunno = finis mundi = finimondo
Gliubro = delubrum = pantano
Gliótta = gutta = goccia
Innaro = januarius = gennaio
Inòtte = hac notte = questa notte
Itèrza = die tertia = laltro giorno
Ito = itus = andato
Iugo = iugum = gioco
Lancèrta = lacerta = lucertola
Lappucci = laputium = orlo
Marmora = mannor = marmo
Nèca = nequam = loglio (es. èruaneca)
Pède = pedem = piede
Pète = petere = elemosinare
Piscrà = postcras = posdomani
Puigli = pugillum = manata
Ranónchia = ranuncula = ranocchia
Razzelà = rapere = raccogliere in fretta
Recétto = receptus = rifugio
Répo = repo = pruno rampicante
Róscia = roseo = rosso
Runci = runcus = roncola
Scélla = ascella = ala
Scèrno = discerno = veder bene
Siwo = sevum = sego
Spaso = ex pansum = spiegato
Suleco = sulcus = solco
Tuto = tutus = preso, assicurato
Uanno = hoc anno = quest’anno
Winchi = vinculum = legaccio
Zico = exiguum = poco

 

 

 

Il libro “Alatri e il suo vernacolo” di Padre Igino da Alatri, edizione pubblicata il 06/09/1986 per i tipi delle Arti Grafiche Tofani dalla Soc. Cooperativa Cultura e Territorio – Archeoclub, offre molti spunti che definiscono meglio sia il nostro dialetto che parte della storia popolare della nostra città. E’ stato bello riscoprirlo e per questo, tanto per suscitare curiosità (soprattutto a chi non ne conoscesse l’esistenza) riportiamo alcune curiosità: la prima sugli studi della dialettologia alatrina (questa) e  la prossima, dove elencheremo alcune parole di dialettali di uso comune (e altre, ahinoi, desuete) derivate dal latino.

L’opera del p. Igino da Alatri e gli studi di dialettologia alatrina

Alatri, l’antica Alatrium (o Aletrium), importante centro dei “sassosi”  Ernici (Hernici dicti a saxis quae Marsi herna dicunt), così Paolo Diacono nell’epitome di Festo (1) , gode di un primato forse ben poco conosciuto anche presso gli ”addetti ai lavori” (anche quei pochi proprio di dialettologia laziale): il suo dialetto infatti è stato, fra tutti quelli delle località del Lazio di allora (2), il primo ad avere una descrizione scientifica delle sue forme e dei suoi fenomeni. Nel 1887,  Luigi Ceci, agli inizi della sua felice carriera di glottologo, pubblicava nel vol. X dell’ “Archivio glottologico italiano” (la prestigiosissima rivista di linguistica e dialettologia romanze, fondata dal ‘padre’ di queste discipline, il grande Graziadio Isaia Ascoli) il primo – e purtroppo, come vedremo, unico – dei suoi Saggi intorno ai dialetti della Cioceria (sic) (3), per l’appunto il Vocalismo del dialetto di Alatri (pp. 167-176).
Ma il nostro dialetto già a quest’ epoca non era del tutto sconosciuto agli studiosi: una dozzina di anni prima, approssimandosi il quinto centenario della morte del Boccaccio (che sarebbe caduto nel 1875), un erudito toscano, Giovanni Papanti, aveva avuto l’idea di raccogliere le traduzioni (da lui stesso sollecitate) nei vari dialetti italiani della novella nona della prima giornata del Decameron, quella della ”Dama di Guascogna e del re di Cipro” (4). Ne era risultato un grosso volume (di quasi 750 pp.), I parlari italiani in Certaldo alla festa del V Centenario di Messer Giovanni Boccacci (sic) (”In Livorno, coi tipi di Francesco Vigo”, 1875 – si cita dalla preziosa ristampa anastatica di Forni, Bologna, 1972), con oltre 600 versioni nei vari dialetti: fra queste, seconda in ordine alfabetico per la sezione della “Provincia di Roma” (5), la versione in dialetto di Alatri appunto, lunga ben due pagine fitte, e corredata di parecchie note, purtroppo a firma X – ma i corrispondenti del Papanti erano sempre degli eruditi locali, spesso ecclesiastici (e comunque, se non appassionati, per lo più interessati al dialetto natio).

 

1) 100 (e cfr. Serv. ad Verg. Aen VII 684)
2) Si ricorderà che sino al 1927 la Ciociaria (già Campagna) aveva il confine orientale ad ovest di Sora: Nello stesso anno 1927, essendo stata soppressa la provincia di Caserta (ricostituita in Campania nel luglio 1945, ma entro i confini più stretti) il Lazio aveva acquistato una ulteriore estensione anche verso sud, fino al Garigliano […] Una cinquantina di comuni entrarono a far parte delle provincia di frosinone, come Aquino,Arpino, Atina, cassino, isola del Liri, Pontecorco, Sora, ecc.
3)Si tratta evidentemente di una italianizzazione (toscanizzazione) del toponimo indigeno Ciociaria
4) Il Papanti aveva tratto l’idea da una raccolta analoga fatta a suo tempo (seconda metà del ‘500) da Lionardo Salviati
5) “soltanto nel 1927 l’unica vastissima provincia laziale fu divisa in quattro, cioè Roma, Viterbo, Frosinone e Rieti (R.Almagià, Lazio, cit.,p.9)

Egnazio Danti
Nato a Perugia nell’ aprile 1536, Egnazio Danti, è stato insigne vescovo della città di Alatri. Noto cultore di scienze, ma anche di filosofia e teologia, è famoso per aver disegnato le carte geografiche degli armadi in Palazzo Vecchio a Firenze per incarico dei Medici e per aver progettato il quadrante astronomico e l’armilla equinoziale, posti sulla facciata di Santa Maria Novella. Scrittore prolifico e docente negli studia di Firenze e Bologna, viene utilizzato dal papato per compiere rilievi topografici in Umbria e per disegnare le famosissime carte geografiche d’Italia della Galleria Vaticana. In Alatri riorganizza la diocesi secondo le disposizioni tridentine ed è l’artefice di un forte rinnovamento della chiesa locale. Muore ad Alatri il 19 ottobre 1586

Pompeo Molella
Insigne figura di giurista, Pompeo Molella nasce ad Alatri nel 1548 da Valerio e Giovanna Tuzi. Lauratosi giovanissimo in giurisprudenza, verso il 1574 si trasferisce a Roma, dove riesce a conquistarsi la fiducia e la simpatia di alti prelati. Clemente VIII, nel 1592, prima gli affida il governo rato di Imola, quindi lo nomina Procuratore generale del Fisco. Gli alti incarichi non lo distolgono dalla professione di magistrato, attraverso la quale lega il suo nome ai principali processi del tempo. Di questo il più eclatante, anche per le conseguenze che coinvolgono lo stesso Clemente VIII, è quello relativo a Beatrice Cenci che, riconosciuta colpevole di parricidio, viene decapitata insieme ai suoi complici nel settembre 1599. Molella conserverà l’incarico di Procuratore fino al 1605, anno in cui è inviato da Paolo V a governare alcune città dello Stato della Chiesa. Muore a Roma l11 settembre 1608.

Luigi Ceci
Valente figura di glottologo e latinista, nasce in Alatri il 2 febbraio 1859 da Vincenzo, modesto tintore, e da Maria Minnocci. Dopo gli studi classici svolti presso le Scuole Pie di Alatri e di Savona, nel 1882 ottiene a Firenze, la laurea in lettere. Chiamato a Roma come suo segretario particolare dal ministro della Pubblica Istruzione, collabora alla preparazione di un progetto di riforma per la scuola superiore, progetto mai realizzato per le dimissioni del presidente del Consiglio dei Ministri, Depretis. Insegna Latino e greco nei più prestigiosi licei in Italia. Nel 1893 ottiene la cattedra di grammatica indo-greco-italica presso l’Università di Roma, ricoprendo per due volte la carica di Preside della facoltà di lettere. Nel 1914 è inserito nella commissione preposta alla riforma degli studi superiori dal Ministro Cretaro distinguendosi per la grande competenza scrivendo la Relazione generale. Si dedica agli studi della lingua slava senza tralasciare la sua copiosa attività di saggista. Tra i suoi scritti: Il pronome personale senza distinzione di genere nel sanscrito, nel greco e nel latino, Il vocalismo nel dialetto di Alatri, Tabulae Iguvinae, Grammatica della Lingia latina, muore ad Alatri il 22 giugno 1927.

Luigi Pietrobono (Dantista)
Nasce ad Alatri il 26 dicembre 1863. Nel 1880 entra nell’ordine degli Scolopi e si accosta agli studi classici, laureandosi in lettere con una tesi sulla Teoria dell’amore in Dante, edita nel 1888. Successivamente si laurea in Filosofia, con il saggio, anch’esso pubblicato, Il fondamento psichico della vita animale secondo Rosmini e Darwin. Per circa mezzo secolo, con la breve parentesi degli anni 1905-06 nei quali è chiamato a dirigere l’istituto Conti Gentili di Alatri, insegna nel prestigioso collegio Nazareno di Roma come titolare delle cattedre di letteratura italiana, latina e greca, di filosofia e di religione. Nel 1899 incontra Giovanni Pascoli e dà inizio alla lunghissima e fortunata attività di saggista che lo porta a pubblicare numerosi studi sul poeta romagnolo. Il suo grande amore resta però Dante e la Divina Commedia, la cui personale lettura lo rende noto agli studenti liceali e universitari dell’Italia intera. Lo spirito liberale emerge durante la prima guerra mondiale, quando non esita a scendere in piazza per esortare i giovani a correre in aiuto della Patria dopo la disfatta di Caporetto. Dei numerosissimi saggi: L’opera poetica di G. Pascoli, Dal cerchi al centro: la struttura morale della Commedia, Il commento alla Divina Commedia, etc.; Grande figura di dantista,  attento e profondo studioso della letteratura italiana, muore a Roma il 27 febbraio 1960.

Valerio Molella
Discendente da una delle più nobili ed antiche famiglie di Alatri, distintosi per il suo mecenatismo e per l’alto amore verso la città cui ha dedicato una vita intera. Lascia in eredità una ricchissima biblioteca di manoscritti che resta un preciso punto di riferimento per quanti vogliano sapere o scrivere di Alatri.

Padre Igino da Alatri
Padre Igino, al secolo Coccia Sisto di Giovanni Battista e di Tagliaferri Chiara, nacque in Alatri l’11 gennaio 1883.
Frequentò le classi ginnasiali nel patrio ginnasio-liceo “Conti Gentili”. Vesti l’abito religioso in Fiuggi (Maestro il P. Bonaventura da Rocca di Papa)  il 15 gennaio 1898 ed emise la professione semplice il 15 gennaio 1899.
Iniziò lo studio filosofico in Monte S. Giovanni sotto il Lettorato del P. Bernardo da Guarcino. Fu quindi iscritto alla Pontificia Università Gregoriana e consegui la laurea in filosofia. Fu ordinato sacerdote il 23 luglio 1905.
Nel novembre 1907 fu nominato Lettore di Filosofia e Direttore dello Studio di Frascati e fu nominato Lettore di S. Teologia ad honorem.
Negli anni scolastici 1915-19 insegnò lingua francese e scienze naturali nel Seminario diocesano.
Nel periodo di ottobre 1929 – maggio 1931 fu inviato a insegnare nello Studio Filosofico di Alatri. Indi tornò nuovamente a Veroli in qualità di Guardiano e di Direttore del Seminario Serafico, cariche che detenne per un sessennio. Nel Capitolo Provinciale del 1946 fu nuovamente assegnato di famiglia a Veroli in qualità di Padre Spirituale dei fratini e qui vi è rimasto ininterrottamente fino alla morte, avvenuta il 29.7.1962.

Altro lato notevole dell’attività del P. Igino è quello di scrittore. Oltre a varie monografie e articoli apparsi su la rivista «L’Italia Francescana» e su giornali, le sue opere date alle stampe sono le seguenti.
S. Francesco in Alatri (Isola Liri, 1929);
Guida della Chiesa della SS. Concezione dei Cappuccini di Roma (Tivoli, 1930);
Alatri e il suo celeste Patrono (Veroli, 1932);
Breve storia di S. Sisto (Frosinone, 1932);
Atti del II Convegno laziale del III Ordine (Veroli, 1921);
Atti del Convegno dei Dirigenti del T.0.F. (Roma, 1946).
Alatri e il suo vernacolo
Opere inedite: 1) Corso ciclico di canto ecclesiastico; 2) Stilistica latina; 3)Consigli pratici agli oratori sacri; 4) Tavole sinottiche di prosodia latina; 5)Gli araldi della luce, racconto apologetico; 6) Fiamme di sacrificio, Vita di S. Francesco da Leonessa; 7)I Cappuccini e Vittoria Colonna; 8) L’ortodossia cattolica di Vittoria Colonna.

 


Per: Luigi Ceci, Luigi Pietrobono, Sisto Magni, Valerio Molella, Pompeo Molella, notizie tratte da “Conoscere Alatri” di  Armando Frusone